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Avellino ist eine italienische Provinzstadt mit 56.939 Einwohnern. Sie liegt im Süden des Landes in der Region Kampanien, ist Hauptstadt der Provinz Avellino.

Die Nachbargemeinden sind: Aiello del Sabato, Atripalda, Caposele,Capriglia Irpina, Contrada, Grottolella, Manocalzati, Mercogliano, Monteforte Irpino, Montefredane, Ospedaletto d'Alpinolo und Summonte.

Geschichte:

Altstadt von Avellino

Vor der römischen Eroberung war das antike Abellinum vermutlich ein samnitisches Zentrum. Es war ein bedeutender Wegpunkt an der historischen Verbindungsstraße von Salerno nach Benevent.

Nach den gotischen und vandalischen Invasionen des 5. Jahrhunderts nach Christus kam Avellino unter langobardische Herrschaft, eine Burg wurde auf dem "Terra"-Hügel östlich der Stadt erbaut. Im frühen Mittelalter war Avellino dann Teil des Herzogtumes Benevent und später Teil des Fürstentumes Salerno.

Um 1100, während der normannischen Herrschaft erlangte Riccardo dell'Aquila die Herrschaft der Stadt. Später wies König Karl von Anjou die Stadt der Familie Montfort zu, auf die noch weitere Familien folgten.

1581 erwarb der neapolitanische Patrizier Don Marino I Caracciolo, Herzog von Atripalda, Feudalrechte an der Stadt und wurde 1589 Prinz von Avellino. Avellino wurde zum Familiensitz der Caracciolos. Die Söhne und Enkel Don Marin wurden regierende Kanzler der Königreiches Neapel und Ritter des Ordens des Goldenen Vlieses. Der Enkel Don Marino II (1587-1630) war Förderer von Giambattista Basile.

1820 wurde Avellino zu einem Zentrum revolutionärer Aufstände. Die Einigung Italiens etwa fünfzig Jahre später brachte jedoch ebenfalls nicht die erhofften positiven Reformen für Avellino. Immerhin erhielt Avellino einen Bahnanschluss, der fast im nahe gelegenen Atripalda gelegene Bahnhof konnte jedoch nicht die Küstenferne kompensieren.

1943 bombardierten Alliierte Flugzeuge die Stadt, die auf einen deutschen Panzerverband zielten.

Auch Avellino wurde während des heftigen Erdbebens vom 23. November1980 stark zerstört. Allerdings setzte recht bald ein moderner Wiederaufbau ein.

Avellino weist einen erstaunlich hohen Anteil an Parks und Alleen auf. Das Stadtbild wirkt gepflegt und ist im wesentlichen durch wenige Baudenkmäler, einige Ruinen des Erdbebens und zahlreiche Neubauten nach 1980 geprägt. Stadtzentrum ist die Piazza Libertá, an der die Provinzverwaltung und die Gerichte sitzen. Nördlich und östlich des Platzes liegen die vom Erdbeben übriggebliebenen oder wiederaufgebauten Teile der Altstadt. Nördlich liegt die Piazza Kennedy, die parkartig gestaltet ist. Östlich liegt der Dom. Nach Westen führt von der Piazza Libertá der teilweise als Allee ausgeführte Corso Vittorio Emmanuele, der das Zentrum der Stadterweiterung im 19. Jahrhundert darstellt. Hier liegen die meisten Geschäfte und die Villa Communale in einem von hohen alten Bäumen bestandenen Park.

Östlich der Altstadt liegt die Ruine des Kastells. Gegenüber dieser Ruine wurde in den 90er Jahren das neue Theater eingeweiht. Es soll das bisher vernachlässigte östliche Viertel der Stadt aufwerten. Weiter im Osten folgt der Bahnhof. Hier geht die Stadt in die Nachbarstadt Atripalda über.

Die Hänge nördlich der Innenstadt Avellinos sind mit modernen Wohnbauten besetzt, dahinter liegt die Autobahn A16 Neapel - Bari.

Avellino è un comune italiano di 56.517 abitanti, capoluogo della provincia omonima in Campania

La città è situata nel cuore di una grande conca dell'Appennino Campano dominata dai massicci montuosi dei Picentini e del Partenio ed è circondata a nord-est dal Montevergine, il più importante e famoso monte del Partenio, meta di pellegrinaggio per venerare la Madonna di Montevergine nel Santuario benedettino del XII secolo, posto sul monte a 1272 m.

La città è attraversata da alcuni corsi d'acqua: il Rigatore, il San Francesco ed il Fenestrelle, affluenti del fiume Sabato, oggi molto impoveriti ed in parte interrati.

I dintorni del centro urbano sono rigogliosi di vegetazione: prevale la coltura della nocciola, le pregiate "nocciole avellane".

Caratterizzato dal clima più rigido e piovoso della regione, l'avellinese è un territorio costituito sostanzialmente da colline e montagne boscose. La piovosità è la sua caratteristica predominante viste le abbondanti medie annue che superano quasi ovunque i 1200 mm. Solo nella zona confinante con la Puglia si registrano valori medi molto più bassi di circa 500 mm. Anche dal punto di vista termico la provincia risulta essere una delle più fredde in inverno e più fresche d'estate grazie anche ai numerosi ettari di bosco che ricoprono i monti che ne sfavoriscono il surriscaldamento. Boschi di faggio e di castagno sono predominanti su altre forme vegetali arboree. Precipitazioni nevose spesso cadono a quote superiori ai 1000mt su tutti i monti della provincia. Frequenti anche i temporali estivi durante le ore più calde della giornata. Nebbie nelle conche sono molto frequenti praticamente in tutte le stagioni, soprattutto in estate.

Storia

Il nucleo originario della città, Abellinum, si formò in prossimità dell'odierna Atripalda a circa 4 km dal centro di Avellino. Fu conquistata dai Romani nel 293 a.C., che la sottrassero al dominio dei Sanniti nella sanguinosa battaglia di Aquilonia, durante le Guerre sannitiche che si verificarono tra il 343 a.C. e il 292 a.C. Sotto il dominio di Roma la città cambiò più volte denominazione (nell'ordine: Veneria, Livia, Augusta, Alexandriana e Abellinatium).

Piazza della Libertà

La posizione geografica ha agevolato la nascita dei primi insediamenti: sin dall'antichità la valle del Sabato ha costituito una via naturale tra l'Irpinia e il Sannio.

Nell'89 a.C.Silla occupò Pompei, Ercolano, Stabia, Eclano, Abella e Abellinum. Abellinum non costituiva ancora un vero e proprio centro urbano. Furono le truppe di Silla ad avviare l'edificazione di una vera città. Il Cardo e il Decumano, tipici elementi urbanistici romani, la suddividevano in quattro quadrati, ognuno dei quali conduceva alle quattro porte esterne. Dopo la sua distruzione da parte dei Longobardi, gli abitanti fondarono la nuova città di Avellino su uno sperone di tufo. Lo sviluppo demografico e urbanistico fu piuttosto lento a causa di alcuni violenti terremoti e delle invasioni degli Aragonesi e dei Normanni. L'arrivo dei Normanni pose Avellino al centro di importanti avvenimenti: nel 1137Innocenzo II e Lotario III nominarono Duca di Puglia Rainulfo di Alife, il conte di Avellino, per il contributo dato per fermare i primi tentativi di conquista del neoeletto (1130) Re di SiciliaRuggero II; due anni dopo, però, rimasto senza l'appoggio di Papa e Imperatore, Rainulfo fu sconfitto e ucciso da Ruggero II, il quale riunificò il Regno di Sicilia, annettendovi il Ducato di Puglia e il Principato di Capua. Nei decenni successivi, la città passò al conte Riccardo dell'Aquila, dunque ai Paris, ai Sanseverino, a Simone di Montfort, ai Balzo, ai Filangieri de Candida, fino a diventare feudo dei Caracciolo, negli anni dal 1581 al 1806. Durante la signoria dei Caracciolo la città conosce una lunga stagione di crescita demografica, di espansione urbanistica e di progresso economico. In questo periodo, si afferma la produzione della lana: i pregiati panni di Avellino dal tipico colore azzurro carico. Il commercio troverà una sede monumentale nella Dogana dei grani. Durante il primo secolo della loro Signoria, i Caracciolo ampliarono il Castello fino a farne diventare un punto di riferimento per poeti e viaggiatori. La peste del 1656 costituirà nulla più che una battuta d'arresto. Nel '700, infatti, la città comincia ad assumere l'odierna conformazione urbana: i principi Caracciolo abbandonano il Castello, si trasferiscono in una nuova residenza, il Palazzo Caracciolo, attuale sede dell'amministrazione provinciale, e avviano i lavori per la creazione del corso principale della città. Nel 1806 la città di Avellino è nominata capoluogo di provincia del Principato Ultra al posto della vicina Montefusco. Avellino fu sede dei moti del 1820-1821. La diffusione, nel marzo 1820, anche nel Regno di Napoli, della conquista in Spagna del regime costituzionale contribuì notevolmente ad esaltare gli ambienti carbonari e massonici. A Napoli, la cospirazione (la quale non si pose mai l'intento di rovesciare il re, ma solo di chiedere la costituzione) prese subito vigore e coinvolse anche alcuni ufficiali superiori, come i fratelli Florestano e Guglielmo Pepe, Michele Morelli, capo della sezione della carboneria di Nola cui si affiancarono Giuseppe Silvati, sottotenente, e Luigi Minichini, prete nolano dalle idee anarcoidi. La notte tra il l'1 e il 2 luglio1820, la notte di San Teobaldo, patrono dei carbonari, Morelli e Silvati diedero il via alla cospirazione disertando con circa 130 uomini e 20 ufficiali. Il giovane ufficiale Michele Morelli, sostenuto dalle proprie truppe, procedeva verso Avellino dove lo attendeva il generale Guglielmo Pepe. Il 2 luglio, a Monteforte, fu accolto trionfalmente. Il giorno seguente, Morelli, Silvati e Minichini fecero il loro ingresso ad Avellino. Accolti dalle autorità cittadine, rassicurate del fatto che la loro azione non aveva intenzione di rovesciare la monarchia, proclamarono la costituzione sul modello spagnolo. Dopodiché gli insorti passarono i poteri nelle mani del colonnello De Concilij, capo di stato maggiore del generale Pepe. Questo gesto di sottomissione alla gerarchia militare, provocò il disappunto di Minichini che tornò a Nola per incitare una rivolta popolare. Mentre la rivolta si espandeva a Napoli, dove il generale Guglielmo Pepe aveva raccolto molte unità militari, il 6 luglio, il re Ferdinando I si vide costretto a concedere la costituzione. Dopo pochi mesi, le potenze della Santa Alleanza, riunite in congresso a Lubiana, decisero l'intervento armato contro i rivoluzionari che nel Regno delle Due Sicilie avevano proclamato la costituzione. Si cercò di resistere, ma il 7 marzo1821 i costituzionalisti di Napoli comandati da Guglielmo Pepe, sebbene forti di 40.000 uomini, furono sconfitti a Rieti dalle truppe austriache. Il 24 marzo gli austriaci entrarono a Napoli senza incontrare resistenza e chiusero il neonato parlamento. Dopo l'Unificazione della Penisola tagliò fuori la città dalle principali vie di comunicazione, impedendone lo sviluppo. Nel 1943 la città fu pesantemente bombardata dagli Alleati nel tentativo di bloccare la ritirata delle truppe naziste nei pressi dello strategico ponte della Ferriera.

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